IL LEOPARDO DELLE NEVI

Le dissezioni aortiche sono rare, difficili da scoprire e spesso letali, proprio come il leopardo delle nevi. Al San Raffaele siamo particolarmente specializzati su queste e altre importanti malattie dell’aorta. Scopriamo qualcosa in più.

Le malattie cardiovascolari sono la causa di morte è invalidità più comune nel mondo occidentale; tuttavia, se da una parte, tutti hanno sentito parlare di infarto o di ictus, dall’altra una malattia come l’aneurisma dell’aorta è certamente meno conosciuta e tanto meno lo è la “Dissezione Aortica”. La causa di questa minore conoscenza è senz’altro correlata con la relativa rarità di questa patologia; a titolo esemplificativo su 100 soggetti che si recano in pronto soccorso per un dolore toracico acuto, nei quali si dimostri un malattia cardiovascolare, la grande maggioranza presenterà un problema cardiaco (infarto, angina, etc) mentre solo una piccola frazione, probabilmente meno di 5, un problema aortico. Purtroppo questa relativa rarità, oltre all’estrema variabilità delle manifestazioni sintomatologiche rende la diagnosi clinica difficile e spesso tardiva. In ultima analisi quindi le cosiddette “sindromi aortiche acute” (aneurismi in rottura, dissezioni, etc) sono ancora gravate da una mortalità globale molto elevata. Ecco quindi da cosa scaturisce il paragone con il leopardo delle nevi, un felino, assai raro che abita remote regioni dell’Asia, che è abilissimo nel mimetizzarsi e letale quando attacca.

THINK AORTA

Le dissezioni aortiche e più in generale le “sindromi aortiche acute”, sebbene relativamente rare, sono comunque responsabili, ogni anno, di più decessi degli incidenti stradali.

Al San Raffaele siamo vicini e collaboriamo con gruppi spontanei di pazienti e famigliari (quali “Think Aorta” ) che stanno cercando di diffondere maggiore consapevolezza su queste malattie.

Parlando delle “sindromi aortiche acute” le abbiamo definite relativamente rare rispetto alle patologie cardiache, tuttavia in senso assoluto si può stimare che annualmente in un paese come l’Italia possano rappresentare la causa di morte di circa 5000 persone. Se pensiamo però che nel 2019 i morti per incidente stradale sono stati 3173, e non ci sogniamo certo di considerare queste morti una rarità, i 5000 decessi per malattie aortiche acute, molti delle quali evitabili o prevenibili assumono un’atra valenza. Milioni di Euro sono spesi ogni anno, e con buona ragione, per cercare di ridurre le morti stradali cercando di stimolare comportamenti virtuosi e disincentivare quelli più pericolosi; purtroppo invece, non solo il grande pubblico sa poco o nulla sull’aorta ma la stessa classe medica, al di fuori degli specialisti pensa troppo poco all’aorta. Gruppi di pazienti e famigliari (quali ad esempio “Think Aorta”), o altri soggetti interessati alla patologia aortica, si stanno muovendo attivamente da qualche anno per colmare questa lacuna. Al San Raffaele abbiamo entusiasticamente aderito, con una serie di iniziative, a questo “movimento” che si prefigge di espandere la consapevolezza sulle malattie dell’aorta ed in particolare aneurismi e dissezioni, sia della popolazione generale, che della classe medica.

OPEN O ENDO

Il nostro Istituto impiega correntemente tutte le tecniche di chirurgia vascolare tradizionale ed endovascolare potendo così cucire su misura per ogni paziente l’intervento più adatto.

Negli ultimi 30 anni tutte le branche della chirurgia, hanno cercato di abbracciare nuove tecniche che rendessero gli interventi meno invasivi, in particolare riducendo le incisioni e quindi le ferite necessarie per effettuare gli interventi stessi. Una grande innovazione tecnica che ha permesso di ridurre l’invasività degli interventi è stata la “laparoscopia” o “toracoscopia” per mezzo delle quali, l’accesso alla cavità addominale o toracica avviene attraverso dei piccoli fori che permettono l’inserimento di una telecamera e di diversi strumenti appositamente studiati per permettere l’esecuzione dell’intervento. Queste tecniche endoscopiche sono state talora integrate dall’impiego di cosiddetti “robot” che permettono agli operatori (umani !!) di agire in maniera ancora più fine, precisa e poco invasiva. Le tecniche endoscopiche tuttavia sono state impiegate in maniera molto limitata in chirurgia vascolare dove invece hanno avuto enorme sviluppo le metodiche cosiddette “endo-vascolari” che permettono di agire direttamente all’interno dei vasi sanguigni. Con tali tecniche è possibile disostruire arterie ristrette o occluse ma anche escludere dal circolo aneurismi e dissezioni rendendoli così poco pericolosi. Oggigiorno esistono precise indicazioni per l’impiego di tecniche tradizionali di chirurgia aperta (“open”), che comunque nel corso degli anni hanno subito un importante processo di affinamento e miglioramento tecnico, o di tecniche endovascolari (“endo”). Al San Raffele sono correntemente eseguite entrambe le tecniche, avendo cosi la possibilità di offrire ai nostri pazienti la scelta reputata migliore per il loro caso specifico.

STABILISE e PAPA-ARTIS

I trials clinici sono fondamentali per valutare l’efficacia delle nuove tecniche. Il Prof. Melissano del San Raffaele è Principal Investigator del trial STABILISE per il trattamento della dissezione aortica che è entrato nella Top-10 mondiale dei trials sulle malattie aortiche.

Ogni anno in tutto il mondo vengono eseguite un gran numero di ricerche cliniche o “trials” che permettono di far luce sull’efficacia di nuove tecniche, dispositivi medici o farmaci. Tali trials devono essere sottoposti allo scrutinio del comitato etico della propria istituzione e sono poi generalmente registrati sul database ClinicalTrials.gov che esplora al momento oltre 350.000 trials provenienti da 216 paesi. Lo scorso anno su ClinicalTrials.gov erano presenti 344 studi aventi per argomento le malattie dell’aorta; in particolare lo studio STABILISE condotto al San Raffaele, di cui il Prof. Melissano è Principal Investigator (PI), si propone di verificare l’efficacia e la sicurezza di una nuova tecnica endovascolare utilizzata nelle dissezioni aortiche acute e subacute. Questo studio è stato riconosciuto nella prestigiosa rivista americana “Journal of Internal Medicine” come uno dei 10 candidati più promettenti fra i 344 scrutinati.
Un altro importante trial, supportato dall’Unione Europea, prende il nome di PAPA-ARTIS ed esplora una nuova tecnica endovascolare che sembra essere utile nella prevenzione delle complicanze neurologiche che possono sopravvenire dopo gli interventi aortici. A questo studio partecipano i principali centri di chirurgia aortica d’Europa, fra cui due italiani, uno dei quali è proprio il nostro San Raffaele.

AORTA e MALATTIE GENETICHE

Le malattie dell’aorta toracica si riscontrano spesso in soggetti giovani con una famigliarità o una predisposizione genetica, queste situazioni vanno affrontate in maniera multidisciplinare in un ambiente di elevata specializzazione.

Anche se la maggior parte delle malattie cardiovascolari sono spesso conseguenza della patologia aterosclerotica, le malattie dell’aorta toracica sono invece spesso legate alla famigliarità o addirittura a vere e proprie malattie genetiche quali ad esempio la Sindrome di Marfan, ma anche altre ancora meno comuni. Le problematiche legate a questi soggetti sono particolarmente complesse, per prima cosa poiché si tratta spesso di persone molto giovani; inoltre, poi, le sindromi presentano manifestazioni in altri organi ed essendo malattie trasmissibili ai figli, richiedono anche un adeguato supporto e counseling famigliare.
Lavorando da anni a stretto contatto con i nostri genetisti e gli altri specialisti che si occupano delle problematiche associate, possiamo offrire a queste persone il massimo supporto per la gestione della loro situazione.

NON SOLO AORTA

Al San Raffaele sono trattate con successo anche le patologie di tutte le arterie periferiche e delle vene.

Il San Raffaele è famoso in Europa e nel mondo per la sua grande qualificazione nella chirurgia aortica, tuttavia non è trascurata alcuna delle altre branche della Chirurgia Vascolare in particolare la chirurgia carotidea, per la prevenzione dell’ictus, o quella delle arterie degli arti inferiori per evitare le complicanze della mancanza di afflusso di sangue alle estremità, purtroppo molto comune specie nei soggetti diabetici. Anche in questi casi sono impiegate, secondo le necessità dei soggetti, tecniche open o endovascolari.
Un’altra eccellenza della Chirurgia Vascolare del San Raffaele è il “Vein Center” sviluppatosi negli ultimi anni dove vengono offerte non solo le tecniche più moderne e meno invasive per la malattia varicosa, ma anche tecniche endovascolari per il trattamento della trombosi venosa profonda o di altre patologie che se ne possono giovare.

INSEGNARE E GUARIRE

L’attività del chirurgo vascolare accademico non si limita alla clinica e alla ricerca scientifica ma deve comprendere anche la didattica, per preparare i giovani medici alle sfide del futuro che, come la recente emergenza sanitaria ha dimostrato, richiedono specialisti sempre più qualificati.

Parallelamente alla quotidiana attività clinica e di ricerca, prendiamo molto sul serio anche la componente didattica della nostra missione. L’Università “Vita-Salute” San Raffaele è molto cresciuta ultimamente sotto la guida del Magnifico Rettore Prof. Enrico Gherlone, e ha acquisito posizioni di prestigio nei ranking mondiali delle università. Gli eventi legati alla pandemia di Covid19 hanno chiaramente dimostrato l’enorme importanza della formazione medica specialistica. Il nostro Istituto è sede della scuola di Specializzazione in Chirurgia Vascolare, diretta dal Prof. Melissano, che prepara specialisti molto qualificati, inoltre al Corso di Master di II livello in Chirurgia Aortica si affinano le conoscenze per le sfide più complesse che questa disciplina propone; questo corso è scelto da medici provenienti da tutto il mondo per migliorare la propria preparazione. Da segnalare infine le opportunità di aggiornamento che offriamo da molti anni per mezzo di corsi pratici, workshops, eventi monotematici e soprattutto del Congresso internazionale “Aortic Surgery – how to do it” che è offerto ogni due anni in Dicembre fin dal 2004 e che permette agli oltre 1000 partecipanti da tutto il mondo di mettere a confronto le proprie esperienze professionali. Quest’anno purtroppo l’emergenza sanitaria non ci permetterà di ospitare questo evento in presenza e dovremmo quindi accontentarci di un meeting virtuale.